la disabilità non è una malattia

Siamo tutti unici e splendidamente diversi ….

In barca sul lago “liberi come il vento “

diogene-vela

Grazie di cuore a katia trinca colonel che ha scritto ..

Liberi come il vento, grazie al vento. È stata esperienza davvero emozionante quella vissuta da Cecilia, Matteo e Marco che hanno veleggiato sulle acque del Lago di Como. Lo scorso 20 ottobre, a bordo di una barca di nome Chimera, accompagnati dalla loro educatrice Monica Scanzi, dal capitano Michele Modafferi e dal timoniere Marco, hanno preso il largo di fronte al porto di Cernobbio.

All’apparenza nulla di strano, se non fosse che l’equipaggio era composto da ragazzi con disabilità che, per la prima volta, hanno potuto sperimentare la navigazione a vela.

Un’esperienza che ripeteranno insieme ad altri partecipanti, il prossimo 10 novembre, tempo permettendo, per una giornata dello sport e dell’inclusione. Due equipaggi si “sfideranno” sulle acque del lago di Como, sempre con partenza dalla riva di Cernobbio.

«Abbiamo cercato di capire da che parte arrivasse il vento. Sembrava alle spalle e invece arrivava di lato – racconta entusiasta Matteo Lollusa – il capitano è stato molto bravo, ci ha spiegato il funzionamento della barca e ci ha insegnato a leggere la velocità e a riconoscere la direzione del vento, a un certo punto era molto forte e non abbiamo potuto issare le vele ma questo non ci ha fermato e, anche con il motore spento, il capitano ci ha fatto capire co me, senza vela, ci si possa muovere seguendo la direzione del vento». «Io ero già stato molte volte in barca ma sempre a motore – continua Matteo – sulla barca a vela è molto diverso… è stato divertente chiacchierare con il capitano, mi ha anche assegnato il compito di postare sul sito di Liberi come il vento il racconto della nostra esperienza».

«Non ho mai provato la barca a vela – racconta Cecilia Musazzi – ho provato una bella sensazione è qualcosa di magnifico andare sul lago, proprio bello. Non ho mai avuto paura, solo un po’ di emozione quando sono salita a bordo. Durante il giro scherza vo con Matteo, è stato divertente stare con gli amici».

Michele Modafferi, passione per la vela da sempre, è il fondatore dell’associazione Liberi come il vento 2.0 la cui mission è rendere accessibile lo sport a persone con disabilità: «L’idea di creare l’associazione è nata dopo aver accompagnato in barca a vela Francesco e Nicola, due ragazzi con disabilità visiva.

Abbiamo veleggiato tra i venti dello Stretto di Messina ed è stato incredibile vedere la loro gioia e l’entusiasmo». Perché non dare la stessa gioia ad altre persone nelle medesime situazioni e soprattutto perché non stimolare gli enti locali ad organizzare iniziative rivolte a tutte le perso ne con esigenze speciali? Si è chiesto Michele. Da qui l’idea di dare inizio a nuove forme di partecipazione e integrazione sociale attraverso una serie di iniziative e attività che potessero coinvolgere tutte le persone con disabilità che desideravano provare un’esperienza in barca a vela sulle acque del mare o dei laghi.

«Sono stata contattata da Claudio La Corte, presidente dell’Unione Ciechi di Como, e ho fatto da tramite con l’associazione Liberi come il vento spazi ristretti, capire come cambia il vento, essere in grado di direzionare il timone. L’ambizioso obiettivo dell’associazione è rendere possibile il veleggiare in autonomia anche a persone ipovedenti o sorde. 2.0 – racconta Monica Scanzi –

Abbiamo organizzato alcune prove tecniche con ragazzi sordi e ipovedenti e poi organizzato un’uscita vera e pro pria. Quel giorno c’era molto vento, ma i ragazzi erano molto curiosi di capire come si va in barca a vela, come si usano le corde, e ora non vedono l’ora che arrivi il 10 novembre». Immersioni, uscite in barca a vela, supporto a terapie riabilitative e di socializzazione, sono tante le attività dell’associazione fondata da Michele Modafferi. Alcune avveniristi che come il progetto “Anemorasi” che permetterà a persone ipovendenti e non vedenti di “sentire il vento” grazie a una sofisticata tecnologia montata su occhiali speciali. Gli equipaggi delle barche a vela sono composti da poche persone che devono essere in grado di badare a se stesse, ma anche di collaborare in vista di un comune obiettivo.

Stare in «Tutti i ragazzi con disabilità vivono la barca a vela con un grande entusiasmo – rimarca Michele – Le uscite sul lago so no tranquille, c’è un senso di accoglienza e i ragazzi lo avvertono… ogni volta non vedo no l’ora di ripetere l’esperienza. Quello che mi colpisce è la loro incredibile sensibilità nell’immaginare l’acqua, nel capire come issare le vele seguendo la direzione del vento. Ogni volta mi sorprende questa capacità di apprendere partendo da quello che potrebbe essere solo un dondolìo. Sono momenti intensi quelli in cui si sta in silenzio e si respira la natura»